Ho in mano una piccola leggera tavola di legno di Paulownia perché è arrivato il momento per me di ricordare il percorso fatto con questo albero all’inizio dell’anno 2000. Il primo passo è stato quello di informarmi sulle sue origini, le sue caratteristiche, il suo uso.
Princesstree in bloom in April. Photo by Jim Miller
“Gli stupendi, profumati fiori di queste piante sono considerati dai Cinesi il simbolo della divinità; essi dicono che “dalle corolle della paulonia scende sugli uomini la benedizione del cielo”. Per questa ragione è facile trovare enormi esemplari di paulonia nei cortili dei conventi e dei templi. Il nome scientifico Paulownia ricorda Anna Paulowna, vissuta nell’Ottocento, principessa di Danimarca e figlia di Paolo I imperatore di Russia.
I primi esemplari di queste piante, largamente coltivate in Giappone sia nei giardini sia per formare belle alberature lungo i viali cittadini, vennero piantati in Europa nel 1834; in breve tempo le paulonie divennero molto popolari e si diffusero ovunque.”
paulownia wood
Avevo letto anni prima una raccolta di poesie e prose di Hermann Hesse, edite da Guanda, il cui titolo non poteva che affascinarmi: Il canto degli alberi. Ricordavo alcune parole del primo racconto Alberi
la copertina del mio libro
“Quando un albero è stato segato e porge al sole la sua nuda ferita mortale, sulla chiara sezione del suo tronco – una lapide sepolcrale – si può leggere tutta la sua storia: negli anelli e nelle concrescenze sono scritte fedelmente tutta la lotta, tutta la sofferenza, tutte le malattie, tutta la felicità e la prosperità, gli anni magri e gli anni floridi, gli assalti sostenuti e le tempeste superate……
Così parla un albero: in me è celato un seme, una scintilla, un pensiero, io sono vita della vita eterna….” 1919
sezione di un tronco di acacia
Stavo accumulando conoscenza, sensazioni ed emozioni ma quale è stata poi la vera molla che mi ha fatto balzare di gioia e lavorare intensamente e con soddisfazione per due anni ? La rilettura de Le città invisibili di Italo Calvino.
In un primo tempo avevo letto con voracità la storia di Diomira, di Ersilia, chiamata dai miei piccoli allievi, la città dei fili, di Bauci, la città sui trampoli, o Smeraldina, la città acquatica, e tutte le altre città, per arricchire la fantasia dei bambini che frequentavano il laboratorio Grimani Restelli di Monza.
Poi, una lettura più pacata per me stessa, ed infine una rilettura solo dei dialoghi tra Kublai Khan e Marco Polo. Dove gli scacchi e la scacchiera tornavano ancora una volta nei miei pensieri, per caso? per fatalità? o per … magnetismo?
la copertina del mio libro